IL CIELO
 
 
Il cielo è l'unica cosa che cambia sempre
senza tradirmi mai.
Posso costantemente perdermi nei suoi occhi senza mai annoiarmi.
Il suo mondo non mi apparterà mai completamente,
eppure se mi perdo in esso non mi sentirò mai confusa.
Ogni alba ha sempre un qualcosa di magico,
in ogni riflesso,in ogni angolo,in ogni pupilla di un occhio assonnato.
Ogni nuvola porta con con sè la sua storia,il nostro destino.
Anche la pioggia non è mai triste:è il pianto liberatorio
di quel cielo che a volte pensa di non meritare tanta attenzione.
Il sole penso sia un amico,per quei cuori
gelidi che temono di spezzarsi.
Un bacio solo e si torna a sperare.
I tramonti sono la pagina della mia vita,l'assenza di odio,un triste
abbraccio,il dolce pianto di un caro amico.
La notte porta con se la vanitosa luna,
in grado di trasformarsi da audace palla eterca a forte spicchio
con il suo ghigno di intesa.
Le fragili stelle nascondono i più intimi pensieri di noi
stupidi mortali che continuano a vivere nel buio dell'infelicità
senza accorgerci del dono più che abbiamo se solo alziamo lo sguardo.

 

GRAZIE A CRISTINA 

 

"IL RESPIRO DEL VENTO"
 
Soffia il vento dei sogni,
e gonfia le candide vele.
Le staglia nel cielo di luce accecante,
e sussurra colori di terre lontane.
 
Ma l'amore dolente il sogno trasforma,
e vento impetuoso e bufera ci assale,
....e si perde il mio legno.....
nel respiro salmastro del mare.

Grazie a Daniele

 

    SENTIMENTO (di Orazio)

La felicità è come una farfalla, se la rincorri non la prendi, ma se ti siedi tranquillamente può darsi che lei si posi su di te.

                            Paolo

 

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 MARE D’AUTUNNO

Emana un’aurea speciale il mare d’autunno. 

Le onde si posano

in un leggero turbine di spuma.  

L’orizzonte lontano si perde in un velo brumoso

e i suoni arrivano attutiti, come filtrati dalla nebbia.  

Il calore del sole è una carezza

che  fa formicolare la pelle e indolenzisce i sensi.  

E il gabbiano plana in un volo

più lento e prolungato.  

Il cuore e la mente s’acquietano.

Nell’aria si avverte l’attesa di imminenti tempeste.

 

                                                  Lia Luchi

Mai dormirei, per paura che la meravigliosa stella apparsa nel mio cielo, il risveglio del nuovo giorno la porti via con se

Paolo

 

SE BUSSERA’ LA MORTE  

 

Se busserà la Morte alla mia porta non Le aprirò. 

Le griderò che ho mille cose ancora da fare, vedere, udire, toccare, gustare. 

Albe, tramonti, oceani, lacrime, sorrisi, gioie, delusioni, amori, passioni, volti, sembianze e sogni. 

Ma Lei non bussa mai due volte ad una porta.

Insisterà e allora io Le aprirò dicendo. 

Ebbene. Ho vissuto ogni giorno della mia esistenza

Come se fosse l’ultimo ed ogni sera ho ringraziato il Padre. 

Ho assaporato ogni frutto che la vita può offrire.

Ho seminato e raccolto. 

E poi La seguirò ma non avrò le spalle grevi.

Terrò  la testa alta e lo sguardo fermo e fiero. 

                               Lia  Luchi

NULLA  RINNEGO   

 

Ho rovistato a lungo nei ridondanti cassetti della memoria.

Taluni cigolanti sui rugginosi cardini del tempo.

Altri docili al lieve tocco della mano.

Gelosamente mi sono immersa in quel viluppo disordinato.

E ho assaporato odori dimenticati.

Riscoperto  immagini  appannate dalla nebbia del tempo.

Goduto al tatto di cose conosciute ed amate.

Qualche brutto ricordo mi ha addolorato.

Bianchi bagliori accecanti come lampi al magnesio.

Ma rapidi e fugaci.

Non ho cercato di mettere ordine in quel caos.

Sintesi e insieme dell’umana ventura.

Ma quando ho chiuso alle spalle la porta di quel tempio.

Custode di preziose reliquie, tesori immensi e arcani simulacri.

Un sospiro appagante mi ha percorso il petto.

Ogni singolo pezzo del mosaico della mia vita l’ho voluto e amato.

Nulla rinnego. 

                                            Lia Luchi

NELLA NOTTE  

Non so cos’è che mi ha destato nella notte

Se un incubo foriero di morte e di abbandono

O l’ululato del vento e il rovescio furioso della pioggia

O entrambi

Ma il cuore in tumulto martellava il mio petto

Il respiro affannoso, l’animo greve di inquietudine e affanno

E gli occhi artigliavano il buio in cerca di luce e  di certezze

Ho allungato la mano e accanto a me ho sentito

La presenza calda e sicura del mio uomo

E più in là ho udito il respiro regolare e tranquillo dei miei figli

Potranno, mi son chiesta, vento, tempeste, fulmini, uragani

resagi ed eventi  maligni,  ferire duramente  la mia vita

Finchè avrò vicino gli affetti più cari a riscaldarmi il cuore?

Serenamente sono scivolata nell’abbandono del sonno. 

                                                            Lia Luchi

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VIVERE

 

Volevo cavalcare il vento.

Non gli Alisei gentili

ma il vento che spazza, tormenta, percuote

e piega la superbia di tutto ciò che incontra.

 

Volevo domare l’onda.

Non la ritrosa onda di bonaccia

ma l’onda che si abbatte su spiagge e arenili

e schiaffeggia selvaggia i moli e le scogliere.

 

Volevo sfidare il fuoco.

Non la fiammella sonnolenta che cova sotto i carboni morenti

ma il fuoco superbo e possente che divora in un soffio di vento

l’albero resinoso della pineta.

 

Volevo vivere la passione d’amore ogni istante della mia vita.

Non l’amore tiepido e rassegnato

ma la passione che lacera, strazia, divora, consuma il cuore

e obnubila la mente.

 

Solo così ero viva.

 

Ma adesso ci sei tu vicino a me.

Non sei vento che percuote

Onda che abbatte

Fuoco che divora

Passione che tormenta

 

Ma sei tutta la mia vita

 

                                                                    Lia Luchi

 IL CAMPANILE BIANCO  

 

Se un magico incantesimo ti desse la parola, bel campanile bianco, io so cosa diresti.

Diresti che non ti grava affatto il peso dell’età secolare, seppur cento anni siano tanti, ma senti intatte in te il vigore e la forza dell’età giovanile.

Ma non serve un prodigio per darti voce, perché, a colui che, cresciuto alla tua ombra, da sempre t’ama, basta porgere l’orecchio attento al suono delle care campane, per conoscere ciò che racconti.

E la voce racconta, garrula e squillante, di feste ricorrenti, solennità superbe, messe vespertine, matrimoni festanti, ritrovi conviviali.

A tratti la voce si fa mesta e profonda per raccontare

dell’ultimo viaggio dei fratelli che, accompagnarono,

per brevi o lunghi tratti, il loro cammino al  nostro.

Sono le stesse campane che udirono i nostri padri e i nonni, sentinelle vigili e pronte, in cima a questo campanile che ha visto, nella sua vita, cambiare tutto e tutti, ma mai l’affetto che da sempre lega questa comunità al suo FARO.

                                                              Luchi Lia                               

 

 

 

 

SUL  PALCOSCENICO 

 

Attori e attrici siamo sul palcoscenico della vita.

Talvolta controfigure o semplici comparse.

Alla nascita ognuno riceve il suo copione.

Ed ogni giorno lo spettacolo è impegnativo e diverso.

C’è chi recita con amore, con gioia, con leggerezza.

Con rassegnazione, con fatalismo, con rabbia.

Ed anche con disgusto.

Qualcuno, talvolta, sceglie di abbandonare le scene.

Stanco del copione assegnato.

E c’è un regista, attento ma discreto.

A chi li chiede elargisce consigli.

Ogni attore ha il suo pubblico.

Numeroso o esiguo, critico o affezionato.

Parco di assensi o delirante di applausi.

Ed ogni giorno per qualche attore

Cala definitivamente il sipario.

Tace l’audio.

Si spengono piano piano  le luci.

Ed il pubblico lentamente lascia la sala.

Sarà il suo giudizio a decretare se la vita

di quell’attore è stata piena o vana.

 

Lia Luchi

 

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