"IL RESPIRO DEL
VENTO"
Soffia il vento dei sogni,
e gonfia le candide vele.
Le staglia nel cielo di luce accecante,
e sussurra colori di terre lontane.
Ma l'amore dolente il sogno trasforma,
e vento impetuoso e bufera ci assale,
....e si perde il mio legno.....
nel respiro salmastro del mare.
Grazie a Daniele
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La felicità è come una farfalla, se la rincorri non la prendi, ma se ti siedi tranquillamente può darsi che lei si posi su di te. Paolo |
MARE D’AUTUNNO
Emana un’aurea speciale il mare d’autunno. Le
onde si posano in
un leggero turbine di spuma. L’orizzonte
lontano si perde in un velo brumoso e
i suoni arrivano attutiti, come filtrati dalla nebbia.
Il
calore del sole è una carezza che
fa formicolare la pelle e indolenzisce i sensi.
E
il gabbiano plana in un volo più
lento e prolungato.
Il
cuore e la mente s’acquietano. Nell’aria
si avverte l’attesa di imminenti tempeste.
Lia Luchi |
Mai dormirei, per paura che la
meravigliosa stella apparsa nel mio cielo, il risveglio del nuovo giorno
la porti via con se
Paolo
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SE
BUSSERA’ LA MORTE
Se
busserà la Morte alla mia porta non Le aprirò. Le
griderò che ho mille cose ancora da fare, vedere, udire, toccare,
gustare. Albe,
tramonti, oceani, lacrime, sorrisi, gioie, delusioni, amori, passioni,
volti, sembianze e sogni. Ma
Lei non bussa mai due volte ad una porta. Insisterà
e allora io Le aprirò dicendo. Ebbene.
Ho vissuto ogni giorno della mia esistenza Come
se fosse l’ultimo ed ogni sera ho ringraziato il Padre. Ho
assaporato ogni frutto che la vita può offrire. Ho
seminato e raccolto. E
poi La seguirò ma non avrò le spalle grevi. Terrò
la testa alta e lo sguardo fermo e fiero. Lia Luchi |
NULLA RINNEGO
Ho
rovistato a lungo nei ridondanti cassetti della memoria. Taluni
cigolanti sui rugginosi cardini del tempo. Altri
docili al lieve tocco della mano. Gelosamente
mi sono immersa in quel viluppo disordinato. E
ho assaporato odori dimenticati. Riscoperto
immagini appannate
dalla nebbia del tempo. Goduto
al tatto di cose conosciute ed amate. Qualche
brutto ricordo mi ha addolorato. Bianchi
bagliori accecanti come lampi al magnesio. Ma
rapidi e fugaci. Non
ho cercato di mettere ordine in quel caos. Sintesi
e insieme dell’umana ventura. Ma
quando ho chiuso alle spalle la porta di quel tempio. Custode
di preziose reliquie, tesori immensi e arcani simulacri. Un
sospiro appagante mi ha percorso il petto. Ogni
singolo pezzo del mosaico della mia vita l’ho voluto e amato. Nulla
rinnego. Lia Luchi |
NELLA
NOTTE Non
so cos’è che mi ha destato nella notte Se
un incubo foriero di morte e di abbandono O
l’ululato del vento e il rovescio furioso della pioggia O
entrambi Ma
il cuore in tumulto martellava il mio petto Il
respiro affannoso, l’animo greve di inquietudine e affanno E
gli occhi artigliavano il buio in cerca di luce e
di certezze Ho
allungato la mano e accanto a me ho sentito La
presenza calda e sicura del mio uomo E
più in là ho udito il respiro regolare e tranquillo dei miei figli Potranno,
mi son chiesta, vento, tempeste, fulmini, uragani resagi
ed eventi maligni,
ferire duramente la
mia vita Finchè
avrò vicino gli affetti più cari a riscaldarmi il cuore? Serenamente
sono scivolata nell’abbandono del sonno. Lia Luchi |
VIVERE
Volevo cavalcare il vento. Non gli Alisei gentili ma il vento che spazza, tormenta, percuote e piega la superbia di tutto ciò che incontra. Volevo domare l’onda. Non la ritrosa onda di bonaccia ma l’onda che si abbatte su spiagge e arenili e schiaffeggia selvaggia i moli e le scogliere. Volevo sfidare il fuoco. Non la fiammella sonnolenta che cova sotto i carboni morenti ma il fuoco superbo e possente che divora in un soffio di vento l’albero resinoso della pineta. Volevo vivere la passione d’amore ogni istante della mia vita. Non l’amore tiepido e rassegnato ma la passione che lacera, strazia, divora, consuma il cuore e obnubila la mente. Solo così ero viva. Ma adesso ci sei tu vicino a me. Non sei vento che percuote Onda che abbatte Fuoco che divora Passione che tormenta Ma sei tutta la mia vita Lia Luchi |
IL
CAMPANILE BIANCO
Se
un magico incantesimo ti desse la parola, bel campanile bianco, io so
cosa diresti. Diresti
che non ti grava affatto il peso dell’età secolare, seppur cento anni
siano tanti, ma senti intatte in te il vigore e la forza dell’età
giovanile. Ma
non serve un prodigio per darti voce, perché, a colui che,
cresciuto alla tua ombra, da
sempre t’ama, basta porgere l’orecchio attento al suono delle care
campane, per conoscere ciò che racconti. E
la voce racconta, garrula e squillante, di feste
ricorrenti, solennità
superbe, messe vespertine, matrimoni festanti, ritrovi conviviali. A
tratti la voce si fa mesta e profonda per raccontare
dell’ultimo
viaggio dei fratelli che, accompagnarono, per
brevi o lunghi tratti, il loro cammino al
nostro. Sono
le stesse campane che udirono i nostri padri e i nonni, sentinelle
vigili e pronte, in cima a questo campanile che ha visto, nella sua
vita, cambiare tutto e tutti, ma mai l’affetto che da sempre lega
questa comunità al
suo FARO.
Luchi
Lia
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SUL PALCOSCENICO Attori
e attrici siamo sul palcoscenico della vita. Talvolta
controfigure o semplici comparse. Alla
nascita ognuno riceve il suo copione. Ed
ogni giorno lo spettacolo è impegnativo e diverso. C’è
chi recita con amore, con gioia, con leggerezza. Con
rassegnazione, con fatalismo, con rabbia. Ed
anche con disgusto. Qualcuno,
talvolta, sceglie di abbandonare le scene. Stanco
del copione assegnato. E
c’è un regista, attento ma discreto. A
chi li chiede elargisce consigli. Ogni
attore ha il suo pubblico. Numeroso
o esiguo, critico o affezionato. Parco
di assensi o delirante di applausi. Ed
ogni giorno per qualche attore Cala
definitivamente il sipario. Tace
l’audio. Si
spengono piano piano le luci. Ed
il pubblico lentamente lascia la sala. Sarà
il suo giudizio a decretare se la vita di
quell’attore è stata piena o vana.
Lia Luchi
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