BRANI DA L’ALCHIMISTA di Paulo Coelho.
che si trovi nel deserto o in una grande città.
E quando questi due esseri si incontrano, e i loro sguardi si incrociano, tutto il passato e tutto il futuro non hanno più alcuna importanza.
Esistono solo quel momento e quella straordinaria certezza che tutte le cose sotto il sole sono state scritte dalla stessa mano.
Ma la paura passa quando ci rendiamo conto che la nostra storia e la storia del mondo sono state scritte dalla stessa mano.
Orgogliosi, tutti i monaci si misero in una lunga fila, presentandosi ciascuno davanti alla Vergine per renderle omaggio.
Uno declamò alcune poesie, un altro le mostrò le miniature che aveva preparate per la Bibbia….
… all’ultimo posto della fila ne rimase uno, il monaco più umile del convento, che non aveva mai studiato o testi sacri dell’epoca.
I suoi genitori erano persone semplici, che lavoravano in un vecchio circo e gli avevano insegnato soltanto a far volteggiare le palline in aria.
Quando giunse l suo turno, gli altri monaci volevano concludere l’omaggio perché il povero acrobata non aveva nulla di importante da dire e avrebbe potuto sminuire l’immagine del convento.
Ma anche li, nel profondo del proprio cuore, sentiva un bisogno immenso di offrire qualcosa a Gesù e alla Vergine.
Pieno di vergogna, sentendosi oggetto degli sguardi di riprovazione dei confratelli, tirò fuori dalla tasca alcune arance e cominciò a farle volteggiare: perché era l’unica cosa che egli sapesse fare.
Fu solo in quell’istante che Gesù Bambino sorriso e cominciò a battere le mani.
dal libro “Il piccolo principe” di Antoine De Saint-Exupery….
In quel momento apparve la volpe.
“Buon giorno”, disse la volpe.
“buon giorno”, rispose gentilmente il piccolo principe.
“chi sei” domandò il piccolo principe, “sei molto carino…”
“sono una volpe”, disse la volpe.
“vieni a giocare con me”, le propose il piccolo principe, “sono così triste…”
“Non posso giocare con te”, disse la volpe, “non sono addomesticata”.
“Ah! Scusa”, fece il piccolo principe.
Ma dopo un momento di riflessione soggiunse: “che cosa vuol dire addomesticare?”
….
“E’ una cosa da molto dimenticata. Vuol dire “creare dei legami”…”
“Creare dei legami?”
“Certo”, disse la volpe. “Tu
fino ad ora, per me, non sei che un ragazzino uguale a centomila ragazzini. E
non ho bisogno di te. E neppure tu hai bisogno di me. Io non sono per te che una
volpe uguale a centomila volpi. Ma se tu mi addomestichi, noi avremo bisogno
l’uno dell’altro. Tu sarai per me unico al mondo, ed io sarò per te unica
al mondo. ….. La mia vita è monotona. Io do la caccia alle galline, e gli
uomini danno la caccia a me. Tutte le galline si assomigliano, e tutti gli
uomini si assomigliano. E io mi annoio perciò. Ma se tu mi addomestichi, la mia
vita sarà come illuminata. Conoscerò un rumore di passi che sarà diverso da
tutti gli altri. Gli altri passi mi fanno nascondere sotto terra. Il tuo mi farà
uscire dalla tana, come una musica. E poi, guarda! Vedi, laggiù in fondo, dei
campi di grano? Io non mangio pane e grano, per me è inutile. I campi di grano
non mi ricordano nulla. E questo è triste! Ma tu hai dei capelli color
dell’oro. Allora sarà meraviglioso quando mi avrai addomesticato. Il grano,
che è dorato, mi farà pensare a te. E amerò il rumore del vento nel
grano….”.
La volpe tacque e guardò a lungo il piccolo principe: “Per favore…addomesticami”, disse.
“Volentieri”, rispose il piccolo principe, “ma non ho molto tempo, Ho da scoprire degli amici e da conoscere molte cose”.
“Non si conoscono che le cose che si addomesticano”, disse la volpe. “Gli uomini non hanno più tempo per conoscere nulla. Comprano dai mercanti le cose già fatte. Ma siccome non esistono mercanti di amici, gli uomini non hanno più amici. Se tu vuoi un amico addomesticami!”.
“Che bisogna fare?” domandò il piccolo principe.
“Bisogna essere molto pazienti”, rispose la volpe. “In principio ti siederai un po’ lontano da me, così, nell’erba. Io ti guarderò con la coda dell’occhio e tu non dirai nulla. Le parole sono una fonte di malintesi. Ma ogni giorno tu potrai sederti un po’ più vicino…”
Il piccolo principe ritornò l’indomani.
“Sarebbe stato meglio ritornare
alla stessa ora”, disse la volpe. “Se tu vieni, per esempio, tutti I
pomeriggi alle quattro, incomincerò ad agitarmi e ad inquietarmi; scoprirò il
prezzo della felicità! Ma se tu vieni non si sa quando, io non saprò mai a che
ora prepararmi il cuore….Ci vogliono i riti”.
“Che cos’è un rito?” disse il piccolo principe.
“Anche questa è una cosa da tempo dimenticata”, disse la volpe. “E’ quello che fa un giorno diverso dagli altri giorni, un’ora dalle altre ore. C’è un rito, per esempio, presso i miei cacciatori. Il giovedì vedi ballano con le ragazze del villaggio. Allora il giovedì è un giorno meraviglioso! Se i cacciatori ballassero in un giorno qualsiasi i giorni si assomiglierebbero tutti”.
Così il piccolo principe addomesticò la volpe.
E quando l’ora della partenza fu
vicina: ”Ah!” disse la volpe, “….piangerò”.
“La colpa è tua”, disse il
piccolo principe, “io, non ti volevo far del male, ma tu hai voluto che ti
addomesticassi…”
“ E’ vero” disse la volpe.
“Ma piangerai!” disse il
piccolo principe.
“E’ certo”, disse la volpe.
“Ma tu allora che ci
guadagni?”
“Ci guadagno”, disse la volpe, “il colore del grano”.
Grazie a Cristian