Ciao amiconi/e oggi casualmente ascoltavo un brano del(clown-cantante) più famoso e ineguagliabile che l’utero divino abbia sparato sul pianeta terra.
Sarà stata l’empatia,la parola che dalla testa non va via o la nostalgia, ma ad un tratto mi son trovato a parafrasare quel capolavoro(IL GIUDICE DI De Andrè) senza ritegno o reverenza ed è uscita questa strana domanda che cerca una risposta, questa risposta che si nasconde dietro le spalle della domanda insomma volevo condividere con voi questa cazzata.
Scusami Fabrizio ma so che tu sei tollerante e io ancora così legato alle parole.
Dopo il frullato ho lasciato la frutta per chi non conoscesse (non oso crederlo) De Andre o (abominiooooo) il testo originale.
Ciao Amiconi tutto questo per dirvi che vi voglio veramente bene e ieri non si vedeva(forse) ma io vibravo.
Ciao dal Baciccia
Il clown
Cosa
vuol dire avere (?)
un naso
rosso fuori di misura
ve lo rivelan gli occhi
e il sorriso del degente,
o la curiosità
di un bambino irriverente
che si avvicina solo
per un suo dubbio impertinente:
vuole scoprir se è vero
quanto si dice intorno ai clown,
che siano i più forniti
della ricchezza meno apparente
fra tutte le virtù (la simpatia)
la più innocente.
Passano gli anni, i mesi,
e se li conti anche i minuti,
è meraviglioso trovarsi adulti
senza essere mai cresciuti;
la mia coscienza insiste,
batte la lingua sull’io anelo
fino a rassicurarmi che un clown
è una alchimia di oro coperto da un velo
perché ha il cuore troppo,
troppo vicino al buco del cielo.
Fu nelle notti insonni
vegliate al lume del mio cuore
che preparai gli esami.
Diventai Angelo tutore per imboccar la strada
che dalle panche d’un ospedale
porta alla piazza colorata
quindi alla cattedra di una scuola popolare,
indulgente finalmente,
testimone in terra del bene che sale.
E allora la mia persona
dispensò
solamente tanto buonumore
a chi su un materasso teneva i piedi
e mi diceva “tu non sei un vero dottore?).
e di affidarli
alla gioia
fu un piacere del tutto mio,
prima di genuflettermi
nell’ora dell’addio
conoscendo
nell’intuito dell’anima
l’umorismo dell’onnipotente IO…………
Cosa vuol dire avere
un metro e mezzo di statura,
ve lo rivelan gli occhi
e le battute della gente,
o la curiosità
di una ragazza irriverente
che si avvicina solo
per un suo dubbio impertinente:
vuole scoprir se è vero
quanto si dice intorno ai nani,
che siano i più forniti
della virtù meno apparente,
fra tutte le virtù
la più indecente.
Passano gli anni, i mesi,
e se li conti anche i minuti,
è triste trovarsi adulti
senza essere cresciuti;
la maldicenza insiste,
batte la lingua sul tamburo
fino a dire che un nano
è una carogna di sicuro
perché ha il cuore toppo,
troppo vicino al buco del culo.
Fu nelle notti insonni
vegliate al lume del rancore
che preparai gli esami.
diventai procuratore
per imboccar la strada
che dalle panche d’una cattedrale
porta alla sacrestia
quindi alla cattedra d’un tribunale,
giudice finalmente,
arbitro in terra del bene e del male.
E allora la mia statura
non dispensò più buonumore
a chi alla sbarra in piedi
mi diceva Vostro Onore,
e di affidarli al boia
fu un piacere del tutto mio,
prima di genuflettermi
nell’ora dell’addio
non conoscendo affatto
la statura di Dio.